Il mentoring è quindi una forma di relazione (più o meno formale a seconda del caso) che si basa su un'interazione stretta, in modalità uno a uno, da cui sia il mentor che il mentee traggono beneficio. Questa strategia è nata negli Stati Uniti e si può applicare a diversi contesti, per esempio sia aziendale sia scolastico, con diversi obiettivi: dalla prevenzione di comportamenti a rischio tra i giovani, fino all'intervento contro la discriminazione razziale e l'esclusione sociale nelle comunità. Il maggior sviluppo riguarda il mentoring come programma di prevenzione per minori, il Youth-Mentoring.
Dagli anni 80 in poi si sono, infatti, diffusi molti progetti di questo tipo, incentivati dal successo dei primi interventi che avevano l'obiettivo di ridurre l'abbandono scolastico, con risultati evidenti a bassi costi di realizzazione (principalmente basati sul volontariato). La scuola è il contesto dove vengono realizzati la maggior parte dei programmi di mentoring in Italia e all'estero. All'interno di questo contesto, infatti, questa tecnica offre una risposta concreta e diventa modello di azione creativa. La Psicologia di Comunità definisce il Mentoring come un intervento di prevenzione vera e propria, poiché si rivolge a giovani che hanno dimostrato comportamenti a rischio, ma che non hanno ancora sviluppato problematiche conclamate. Il mentoring lavora infatti sulle abilità e risorse presenti nell'individuo, rendendolo più capace di affrontare e risolvere le problematiche che il suo ambiente presenta prima che possano diventare fonte di problemi.
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