Psicologia e Apprendimento

Il blog di Centro Leonardo

Psicologia e Apprendimento

Disturbo Oppositivo Provocatorio

Quali strategie per non farlo diventare tutti giorni una sfida continua?

Il disturbo oppositivo provocatorio si mostra attraverso comportamenti negativistici, oppositivi ed ostili quali persistente caparbietà, scarsa disponibilità al compromesso, resistenza alle direttive, deliberate messe alla prova sfidando l'adulto e comportamenti di disturbo o aggressioni verbali verso gli altri, accusati di aver commesso comportamenti scorretti messi in atto da lui; questo causa problemi di adattamento in più contesti sociali. Mettono in atto spesso comportamenti di bullismo e ridono se sgridati. I sintomi devono persistere per almeno 6 mesi, solitamente emergono intorno ai 6 anni. 


Vi devono essere 4 o più dei seguenti criteri:

  • "spesso va in collera";
  • spesso litiga con gli adulti";
  • spesso sfida attivamente o si rifiuta di rispettare le richieste o regole degli adulti";
  • "spesso irrita deliberatamente le persone";
  • "spesso incolpano gli altri per i propri errori o il proprio cattivo comportamento";"
  • "è spesso suscettibile o facilmente irritato dagli altri";
  • "è spesso arrabbiato e rancoroso";
  • "è spesso dispettoso e vendicativo".

Prevalgono emozioni quali collera, irritazione unitamente a comportamenti di polemica e sfida. Tali sintomi devono presentarsi nell'interagire con almeno una persona diversa da un fratello e sono, spesso, parte di modalità di interazione problematiche con gli altri.
Non vi è un'unica causa ma possono esservi alcuni fattori di rischio: familiarità per il disturbo; contesto socio-culturale e familiare trascurante, instabile o abusante (fisicamente e/o psicologicamente); disciplina particolarmente severa o troppo permissiva o incoerente; storia di malattie psichiatriche in famiglia; assenza di stimoli; mancata supervisione; cambiamenti stressanti; elevata reattività emozionale; scarsa tolleranza alla frustrazione. A scuola, i continui rimproveri dalle insegnanti e l'isolamento dei compagni possono nuocere all'autostima del bambino, che attua delle strategie di difesa per non farsi ferire.
In caso di gravità, si consiglia la richiesta di una psicoterapia cognitivo-comportamentale individuale, rivolta al bambino, basata sulla presa in visione degli antecedenti alle risposte aggressive (cosa accade prima) e sul potenziamento dei comportamenti adatti alla gestione della rabbia e per acquisire competenze relazionali e di problem solving. L'aggressività non è di per sé dettata dagli eventi ma piuttosto dal modo in cui vengono percepiti: con la terapia al bambino vengono insegnate nuove modalità per gestire le situazioni, esplorando sia i pensieri attribuiti a tali eventi sia nuove possibilità di azione e reazione per imparare ad usarle successivamente da solo. Dando enfasi alla relazione, il bambino può riuscire a eliminare l'immagine globale che ha di sé come "cattivo", rivalutando quindi anche i suoi comportamenti. Un altro metodo è il role-playing, che gli permette di mettere in atto le sue strategie appena apprese durante la terapia e di imparare abilità sociali. Importante è il coinvolgimento dei familiari attraverso il parent training, per acquisire strategie utili e più adeguate alla gestione dei comportamenti disfunzionali, intervento che può essere proposto anche per gli insegnanti. Nei casi più gravi o per fallimento della terapia psicologica, si può consigliare l'uso di psicofarmaci per contenere l'aggressività, sotto supervisione del neuropsichiatra.

Alcuni consigli di seguito:

  • Mettersi in discussione: alcuni genitori potrebbero non accettare la premessa che il loro modo di porsi ed educare abbiano avuto un ruolo in tali comportamenti.
  • Trasmettere affetto, sempre e comunque, per aumentare la sua autostima e sicurezza.
  • Avere uno stile coerente e autorevole per abbassare il livello di frustrazione e rabbia del bambino, aiutandolo a sentirsi sicuro e calmo nella relazione.
  • Ignorare i comportamenti di opposizione meno gravi senza rispondere alle provocazioni.
  • Trovare un significato ai comportamenti oppositivi e provocatori del bambino: cosa è successo prima? I comportamenti problematici hanno sempre un senso, rispondono a un bisogno della persona: questo può essere fatto meglio attraverso il sostegno di uno specialista che osserverà alcuni momenti della vostra vita per notare le vostre dinamiche familiari. Il terapeuta e la famiglia elaborano delle ipotesi sul significato di questi comportamenti e cercano una serie di strategie con il bambino per rispondere ai bisogni espressi dai comportamenti.
  • Evitare una educazione troppo rigida che sottolinei i tratti problematici del bambino. In caso contrario, il bambino stesso fa sua l'immagine del bambino "cattivo" portandolo a mettere in atto maggiormente i comportamenti indesiderati. Il non rinforzare i suoi comportamenti positivi li mette in secondo piano e il bambino si sente meno incoraggiato a compierli. Niente punizioni troppo dure, il bambino le prenderebbe come una sfida. Evitare, quindi, ordini eccessivamente fermi, critiche.
  • Se all'interno della famiglia sono presenti dinamiche aggressive come violenti litigi, è possibile che il bambino apprenda tale modello e lo metta in atto anche in altri contesti.
  • Dare attenzione e rinforzi ai comportamenti positivi del figlio riservando minor peso a quelli negativi, lodando e premiando con abbracci o piccoli punti che lo avvicinano ad una ricompensa prestabilita insieme.
  • Permettere al bambino di parlare delle proprie emozioni così che le esponga attraverso il canale verbale e "non trovi sfogo" con azioni distruttive.
  • Cosa suggerire alle insegnanti? Un colloquio per capire le strategie da attuare in classe per permetter loro di fare lezione. Tendenzialmente bisogna gratificare i comportamenti positivi dell'alunno, soprattutto se dettati da suoi interessi nella materia; mantenere la calma per non alimentare discussioni e senza dare punizioni eccessive che vengono percepite come una sfida e farebbero ottenere l'opposto. Bisogna fare sentire importante il bambino e dargli fiducia, sempre però ponendo dei limiti e delle regole ben precise. Famiglia e scuola devono muoversi nella stessa direzione.



Bibliografia
https://www.ieled.it/disturbo-oppositivo-provocatorio/
https://www.apc.it/disturbi/disturbi-eta-evolutiva/oppositivo-provocatorio/disturbo-oppositivo-provocatorio-descrizione-e-terapia/
https://studicognitivi.it/disturbo/disturbo-oppositivo-provocatorio/
https://www.ospedalebambinogesu.it/disturbo-oppositivo-provocatorio-80084/
https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/pediatria/disturbi-mentali-nei-bambini-e-negli-adolescenti/disturbo-oppositivo-provocatorio
https://www.stateofmind.it/tag/disturbo-oppositivo-provocatorio/
https://www.centromedicoriabilitativo.it/blog/2021/02/disturbo-oppositivo-provocatorio/

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