Arianna ha scoperto la sua dislessia in seconda elementare, all'età di sette anni. In quel periodo i suoi genitori la aiutano leggendole i compiti e in classe viene presa in simpatia perché porta con sé il tablet. I problemi sopraggiungono alle medie, ma soprattutto alle superiori, perché gli insegnanti non vedono di buon occhio gli schemi e cercano di rimandarla e di dimostrarne la scarsa preparazione. In terza superiore, accusandola di "non essere dislessica, ma solo stupida" (riferisce lei), viene bocciata, dopo che per tutto l'anno le è stato anche negato il permesso di utilizzare schemi durante le verifiche delle lingue straniere.
Lei non si arrende e decide di intraprendere un percorso scolastico privato di due anni in uno per recuperare la bocciatura. Quell'anno, grazie anche al sostegno del tutor del Centro Leonardo che la segue nella preparazione del lavoro, rappresenta per lei una vera svolta nel suo modo di studiare: impara a dedicare allo studio il giusto tempo e inizia a preparare schemi molto più corti, più personalizzati e quindi più "difendibili". Grazie a questi accorgimenti e alla sua determinazione, Arianna è riuscita a recuperare l'anno e infine a diplomarsi. Oggi studia all'università a Milano ed è decisa a terminare il suo percorso nei tre anni, senza usufruire delle agevolazioni di tempo fornite ai dislessici. Non sono più i genitori a leggere per lei, ma gli audiolibri, che le permettono di ascoltare la lezione, impostare uno schema e poi ricavarne uno più corto e più efficace.
I suoi schemi sono molto personali, non sarebbero decifrabili da una persona esterna e sono diventati ancor più efficaci oggi, per affrontare la mole d'informazioni richiesta dagli esami universitari. Questo metodo di studio fatto di determinazione e schemi sintetici, pieni di colori, frecce e poche parole evocative, le permette di portare avanti la sua carriera universitaria e di progettare, finito questo percorso, di continuare a studiare con un master. A volte gli schemi, ci confida con maturità e consapevolezza, non sono altro che un supporto psicologico per vincere l'insicurezza dovuta alla dislessia e quindi dovrebbero essere tollerati, soprattutto in fasi della vita delicate per l'autostima, come superiori e medie. Anche all'università, tuttavia, gli schemi non sono sempre ben visti: ad esempio racconta che durante un pre-appello le hanno negato l'uso di schemi, ma ora Arianna, dopo aver affrontato e vinto tante battaglie, è diventata più forte e quindi non si fa più scoraggiare.
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