I plusdotati sono persone che hanno il potenziale per mostrare livelli di performance e consapevolezza del mondo esterno nettamente maggiori in confronto ai pari, ma solo se le condizioni ambientali sono favorevoli affinché possa sbocciare tale loro espressione. La plusdotazione (o giftedness), però, non ha caratteristiche uniformi da un individuo all'altro, ma può esprimersi in modi differenti, mostrando caratteristiche non solo cognitive, ma emotive e comportamentali diverse.
Talvolta, a causa dell'originalità dei loro processi cognitivi, possono esserci
difficoltà nelle abilità sociali e nelle "soft skills", quelle abilità che ci permettono di adattarci in modo funzionale nell'ambiente, connesse all'autoefficacia, alla capacità di autovalutazione, di affrontare un fallimento, di autoregolazione emotiva e di entrare in relazione con gli altri e di comprendere i loro stati emotivi e mentali. Questi bambini, avendo interessi differenti, più ampi e per la loro abilità di pensiero critico ed astratto rispetto ai compagni, talvolta tendono a preferire amicizie di adulti o adolescenti o la solitudine, anche per il loro locus of control interno precoce che li mette in difficoltà a confrontarsi con i sistemi valoriali degli altri. Mostrano un pensiero originale, sono molto curiosi e veloci nell'apprendere e nel fare collegamenti; hanno un alto senso di giustizia che compare già in età precoce, comportando il possibile problema di sentirsi superiore in alcuni aspetti morali. Hanno un'alta intensità e profondità emotiva, alte aspettative su se stessi e gli altri, con tendenza al perfezionismo e all'ansia.
Tuttavia l'ipersensibilità determina una tendenza ad assorbire le emozioni negative delle persone, che si può, in alcuni casi, tradurre anche in difficoltà psicosomatiche. È importante insegnare a questi bambini a percepire e a vivere la loro maggiore sensibilità come una parte normale della loro personalità, creando intorno a loro un ambiente di accettazione e di ascolto, incoraggiandoli ad aprirsi emotivamente senza minimizzare ciò che provano.
Quando i plusdotati hanno buone capacità organizzative e di performance, si distinguono a scuola per i loro buoni risultati, e spesso gli insegnanti pensano che questi studenti abbiano bisogno di meno attenzioni rispetto ai compagni, ma non è così. Le loro necessità di apprendimento sono diverse rispetto ai pari, anche dal punto di vista emotivo, non solo cognitivo. Sia la scuola che la famiglia devono fornire molteplici e varie opportunità di apprendimento, sia dal punto di vista dello stimolo mentale e artistico, sia dal punto di vista emotivo e sociale.
Ci sono poi, nella diversità di questo mondo complesso, bambini plusdotati che presentano comportamenti prosociali e sono ben adattati alla classe, mostrando una profonda empatia e preoccupazione per i bisogni e le emozioni degli altri.
È importante quindi non generalizzare e mantenere una mente aperta, dando attenzione all'individuo nel suo contesto e funzionamento.
Sempre e comunque, si incoraggia la promozione delle
soft skills e delle capacità sociali. A scuola questi interventi sono utili sia per chi ha difficoltà emotive o problemi comportamentali, sia per chi non ne ha, perché sono fondamentali in tutti gli aspetti della vita. È utile lavorare sugli standard che si pongono, sottolineando che va bene commettere errori, che ci aiutano a imparare: si possono indicare momenti in cui gli adulti fanno degli errori e mostrar loro come affrontarli, perché il fallimento è solo uno scivolamento temporaneo, l'importante è l'impegno messo, non il risultato. Questi bambini hanno bisogno di fare un percorso per scoprire loro stessi, le loro particolarità e i loro limiti. È utile, poi, fare degli esercizi come l'analisi narrativa e semantica di alcuni momenti della propria storia personale, il role playing. Alcuni training prevedono l'uso dell'imitazione del trainer, che metterà in atto e spiegherà alcuni comportamenti, o la creazione di gruppi di abilità sociali.
Attività organizzate in piccoli gruppi migliorano la qualità delle relazioni interpersonali poiché permettono loro di:
- fare e mantenere amicizie, rispettando le idee altrui;
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gestire i conflitti;
- riconoscere ed esprimere emozioni piacevoli e spiacevoli;
- migliorare il senso di autoefficacia nelle situazioni sociali;
-
sperimentare strategie di gestione efficace delle difficoltà interpersonal.
Bibliografia: