Di Ugo su Giovedì, 04 Febbraio 2021
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Sindrome dell’impostore

Il termine "sindrome dell'impostore" venne coniato nel 1978 dalle psicologhe Clance e Imes, per descrivere una condizione psicologica caratterizzata dall'incapacità di interiorizzare i propri successi, rimanendo convinti di non meritarseli, vivendo così un'esperienza individuale di falsità intellettuale auto-percepita.
In questi casi gli individui interessati da questa condizione riconducono il loro successo a fattori "esterni" come ad esempio la fortuna, il tempismo e la sopravvalutazione altrui.
La maggior parte degli studi effettuati su questa sindrome si è concentrata sulle donne di successo perché considerata particolarmente comune verso questa coorte di persone, ma recenti studi mostrano una pari incidenza anche negli uomini.
Gli ambiti in cui si può manifestare sono molteplici: il posto di lavoro, l'attività accademica, le interazioni sociali e le relazioni interpersonali.
Un altro campo in cui si può riscontrare tale fenomenologia riguarda le persone che ricevono una valutazione di plusdotazione e non ci si riconoscono.
La rilevanza di questa sindrome sta anche nel fatto che può essere accompagnata da ansia, stress e depressione.
La prima scala di valutazione designata per la misurazione delle caratteristiche di questa condizione è rappresentata dalla "Clance impostor phenomenon scale" (CIP) redatta dalla Clance nel 1985. Questa scala considerava diverse variabili tra cui: il grado di paura della valutazione altrui, la paura della possibile fine del successo raggiunto e la paura di non essere capaci come gli altri.
Per concludere potremmo far riferimento a personaggi molto famosi che hanno fatto presente di aver vissuto esperienze ricollegabili a questa sindrome, come ad esempio Neil Armstrong, Michelle Obama e Tom Hanks.